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dott. Francesco Starita - Studio Starita
APPROCCIO OSTEOPATICO ALLE SCOLIOSI EVOLUTIVE CON ASSIMETRIA
DELLA FUNZIONE VESTIBOLARE
 

Con questo lavoro ho inteso evidenziare come l’Osteopatia possa non solo normalizzare i rapporti meccanici tra i centri di gravità corporei, ma anche interagire col circuito informazionale che presiede al controllo della postura.
Rifuggendo ogni forma di deleteria semplificazione, pare utile riferirci a una mappa neurofisiologica per mostrare le correlazioni tronco- encefalitiche tra i nuclei vestibolari e labirinti vestibolari e la periferia propriocettiva e esterocettiva.
In particolare tra nuclei vestibolari e labirinti vestibolari, retina, muscoli cervicali (Fig.1).

 
APPROCCIO OSTEOPATICO ALLE SCOLIOSI EVOLUTIVE CON ASSIMETRIA
 


Nello stesso schema si può notare la prevalenza di un emisistema vestibolare omolaterale all’ipertono cervicale. Sappiamo, infatti, di studio che attribuiscono alla correlazione omolaterale tra prevalenza vestibolare e ipertono cervicale, i quadri di maggior ingravescenza delle curve scoliotiche in età puberale.
La selezione di venti soggetti scoliotici, tra i 12  e i 15 anni, per lo più di sesso femminile, è avvenuta in base a una documentata asimmetria della funzione vestibolare-oculo-motoria corrispondente all’ipertono della muscolatura ipsilaterale. Tale ponderanza vestibolare da un lato si manifesta con alterazioni del nistagmo provocato,ridotto guadagno di inseguimento e optocinetico dell’esame elettronistagmografico (E.N.G.).
L’ipertono nucale era altresì apprezzabile alla palpazione. Negli stessi pazienti potevano essere escluse influenze determinanti della componente oculomotoria.
Il postulato fondamentale è rappresentato dall’identificazione di alcune vertebre pivot, ipotizzate come punti di entrata e di uscita preferenziali delle informazioni verso e dai nuclei vestibolari. Ovvero, assumendo che il sistema informazionale collegato ai centri sopra-assiali non può realizzare correttamente le proprie trasmissioni se i meccano-recettori e gli effettori neuromuscolari sono perturbati, si è scelto di “manipolare” l’entrata rachidea in appositi distretti allo scopo di eliminare eventuali distorsioni nel circuito di controllo della postura.
Per giungere all’identificazione dei cardini vertebrali sono state considerate le relazioni rachidee con la linea centrale di gravità (Fig.2). Questa origina dal vertice cranico, passa attraverso il soma di L3 che rappresenta, a sua volta, il centro di gravità corporea. La proiezioni di questo baricentro corrisponde al suolo al centro di pressione situato nel mezzo del poligono d’appoggio. La stessa linea centrale di gravità può essere scomposta in altre linee di forza di cui essa rappresenta la risultante: una linea antero-posteriore orientata dal bordo anteriore del forame occipitale all’apice del coccige, due linee postero-anteriori dirette dai processi condiloidei occipitali agli acetaboli, incrociate dinnanzi alla quarta vertebra dorsale (Fig. 2 e 3).

 
APPROCCIO OSTEOPATICO ALLE SCOLIOSI EVOLUTIVE CON ASSIMETRIA
 

In sostanza applicando le leggi della meccanica al corpo umano abbiamo identificato precise corrispondenza statiche tra precise vertebre: C2,D4 e L3. Qui la corrispondenza ipotizzata tra rachide e sistema di controllo della postura. Queste tre vertebre hanno come ulteriore caratteristica unificante la disposizione su un piano pressoché orizzontale che conferisce una mobilità atta a rispondere alle sollecitazioni statiche e dinamiche nell’uomo eretto. C2, in particolare, è il cardine che controlla l’orizzontalità dello sguardo e l’ortogonalità dei canali semicircolari tramite l’organizzazione sinergica dei muscoli rotatori della testa.D4 è la chiave di volta dell’arco dorsalee subisceil peso e la dinamica dei movimenti dell’insieme cervico-dorso-scapolare. L3 è il centro di gravità del corpo, da cui si dipartono le forze descritte dalle linee postero-anteriori verso gli arti inferiori.
Inoltre, gli esperimenti di elettrostimolazione paravertebrale (S.P.E.S.) nella scoliosi hanno dimostrato, attraverso la verifica elettronistagmografica, una precisa interrelazione tra nuclei vestibolari e muscolatura breve di quest’ultima sede vertebrale. In caso di deficit vestibolare si osservava una divaricazione del disco intervertebrale di L3 (Pompeiano – Sibilla).
Considerando l’aspetto terapeutico osteopatico come finalità fondamentale dello studio sui pivot vertebrali, si è optato per un approccio manuale specifico dei tre cardini. Per cominciare, è stato effettuato una lavoro preliminare articolatorio di mobilizzazione generale di tutti gli archi vertebrali, anche mediante stimolazioni miofasciali del tronco secondo un orientamento assiale e crociato. Successivamente, mediante specifiche tecniche dirette di distensione post-isometrica dette “di energia muscolare” si p provveduto ad invertire i parametri disfunzionali segnatamente ai tre cardini, anche in considerazione delle caratteristiche lordosizzanti delle scoliosi evolutive.
In tal modo, per agire non solo su eventuali disfunzioni a carico delle faccette articolari, ma per una azione mirata sull’apparato muscolo-legamentoso breve delle vertebre considerate, sede degli importanti propriocettori integrati nel circuito informazionale di riferimento.
Infine, la correzione articolare conclusiva veniva praticata con tecniche manipolative “di bassa ampiezza e alta velocità” per rimuovere con precisione ogni fissazione residua. Deliberatamente ricondotto a queste semplici ma ben orientate manualità,il trattamento osteopatico veniva immediatamente preceduto e seguito da esame posturale computerizzato dello scheletro (Metrecom)effettuato da operatore sanitario non a conoscenza degli obiettivi e del protocollo descritti.
Analogamente, lo stesso trattamento veniva ribadito tre settimane più tardi, sempre anticipato e posticipato dall’esame stabilometrico in base al quale era possibile misurare con buona attendibilità i seguenti parametri: asse di verticalità del soggetto e sue eventuali inclinazioni, posizione del centro della testa e del centro pelvico, analisi degli angoli di Cobb e sacrale, orientamento sul piano sagittale di ogni vertebra espresso in gradi. Si dispone, pertanto, di quattro misurazioni computerizzate per ogni soggetto.
I dati così rilevati descrivono quattro titpo di strategie posturali in relazione alla terapia pratica con identico protocollo per tutti i 20 pazienti. Di questi, solo due presentavano all’esame E.N.G. un dubbio coinvolgimento dei nuclei vestibolari con incerta omolateralità vestibolo-musc olare.
L’alterazione scoliotica di lieve entità aumentava leggermente dopo il primo trattamento e si presentava sostanzialmente invariata alla misurazione finale (Fig.4).

 
APPROCCIO OSTEOPATICO ALLE SCOLIOSI EVOLUTIVE CON ASSIMETRIA
 


L’assenza di beneficio potrebbe forse motivarsi con un’eziologia non vestibolare dell’affezione scoliotica. Una seconda categoria di cinque soggetti corrispondeva alle seguenti caratteristiche: scoliosi lieve con correlazione discendente vestibolo-muscolare e reazione ai trattamenti con progressiva riduzione dei gradi Cobb delle curve. Tale beneficio si riscontrava non solo subito dopo il primo trattamento,ma anche a distanza di tre settimane, a probabile prova che l’input correttivo manteneva e aumentava il beneficio anche in assenza di terapia (Fig.5).
Il caso più rappresentato riguarda dieci soggetti con scoliosi “discendente” che presentavano un lieve incremento dei gradi di Cobb dopo i singoli trattamenti, mostrando, tuttavia, un sensibile miglioramento a distanza di tre settimane quando si evidenziava riduzione dei gradi delle curve scoliotiche rispetto al dato di base. Tutti i pazienti di questo gruppo che venivano sottoposti a medeisimo protocollo diagnostico-terapeutico, dopo sei mesi, mostravano di mantenere ed incrementare il beneficio raggiunto (Figg. 6 e 7).

 
                  
 

Infine, tre pazienti affetti da evidente deformazione scoliotica con alterazione dei riflessi vestibolari-oculomotori, in cura con corsetti ortopedici, mostravano una reazione incoraggiante solo al termine dei due trattamenti.
Ovvero, a fronte di una riduzione dei gradi Cobb e del numero delle curve, il dato strumentale ritornava sovrapponibile a quello iniziale a distanza di tre settimane (Fig.8). Pare comunque rilevante segnalare che questi ultimi pazienti si sarebbero poi sottoposti a periodici trattamenti osteopatici contestuali alla progressione della terapia ortopedica. Dopo circa tre anni, ulteriori verifiche elettronistagmografiche riferivano la completa normalizzazione dei reperti vestibolo-oculomotori e vestibolo-spinali accanto a una buona riduzione dei gradi di scoliosi. Agli stessi pazienti veniva praticato anche un esame cranio-corpografico attestante un sostanziale dato di normalità.

 
 


Il miglioramento dei soggetti scoliotici con documentata assimetria della funzione vestibolo tronco-encefalica parrebbe deporre favorevolmente per l’esistenza di un’entrata rachidea al sistema di controllo della postura, con probabile sede a livello delle tre vertebre cardine descritte. Tali risultati raggiunti in seguito al trattamento osteopatico dell’entrata rachidea indicano la validità della correzione sapientemente mirata in termini diagnostici e terapeutici manuali. Essi, in ogni caso, escludono la manipolazione indiscriminata di tutte le fissazioni vertebrali, specie nei casi di scoliosi con significativi segni di evolutività.
Certamente, visto l’esiguo numero di pazienti esaminati con tale protocollo non è possibile sostenere la certezza scientifica del postulato descritto, né pare corretto prescindere dalle osservazioni che da tempo riferiscono l’evoluzione peggiorativa delle scoliosi con tali caratteristiche. Altri casi sono in conrso di trattamento e verifica con risultati incoraggianti anche a medio e lungo termine.
Si auspica, comunque, che l’interesse per tale studio condotto nell’ambito più avanzato della ricerca medica nel settore, possa contribuire a sgombrare il campo da pregiudizi circa l’attendibilità dell’approccio scientifico in terapia manuale.


Lo stesso valore della prospettiva osteopatia, al di là di ogni parziale imitazione, si fonda sull’idoneità dei corsi di formazione e sulla serietà dell’approccio professionale in costante aggiornamento scientifico.